Mercoledì 8 novembre, alle 20.45 presso il Crogiolo Marazzi di Sassuolo “Hospice? … Manco morto!”, dialoghi vivaci attorno alla nostra mortalità. Esito di un laboratorio narrativo di comunità a cura di Valentina Tosi.

La serata, organizzata in collaborazione con il Centro per le Famiglie di Sassuolo e l’Associazione Istarion di Albinea, vuole essere il “punto di partenza” della campagna di sensibilizzazione sul tema Hospice.

Si tratta di una narrazione per ridare voce e rinominare la dimensione più caratterizzante della nostra esperienza di esseri umani: la mortalità. Accogliere l’orizzonte della morte nella vita è infatti molto importante ad ogni età, per verificare la nostra esistenza, dare senso ai nostri giorni e riumanizzare il percorso del morire. Ricominciare a parlare insieme della morte è un modo per restituire una dimensione partecipata e collettiva a un tema considerato tabù. Una comunità attenta al “morire”, al dolore e alla morte è infatti una comunità in cui non si muore soli.

L’Hospice sarà realizzato nel comune di Fiorano Modenese e servirà oltre al Distretto Ceramico anche l’area della Montagna ed il Distretto Terre dei Castelli.

L’Hospice è una struttura socio-sanitaria residenziale dove si attuano cure palliative per persone affette da patologie a carattere progressivo e in fase clinicamente avanzata, con prevedibile rapida evoluzione e prognosi infausta. E’ quindi luogo d’accoglienza e ricovero temporaneo dove il paziente, per il quale non è più possibile svolgere un’adeguata assistenza a domicilio, viene accompagnato nelle ultime fasi della sua vita con un appropriato sostegno medico, psicologico e spirituale, affinché le viva con dignità nel modo meno traumatico e doloroso possibile. L’Hospice è da intendersi come un approccio sanitario inclusivo (globale, olistico) che va oltre l’aspetto puramente medico della cura, intesa non tanto come finalizzata alla guarigione fisica (spesso non più possibile), ma letteralmente al “prendersi cura” della persona nel suo insieme.

E’ da intendersi innanzitutto quale luogo di solidarietà, di aiuto e se possibile, di amore, ma anche area di lavoro nella quale devono incontrarsi precise conoscenze scientifiche e professionalità esperte inserite nel reale processo di continuità nell’assistenza ai malati e nel supporto al loro nucleo familiare e affettivo; è quindi luogo in cui la “qualità della vita” diventa l’obiettivo principale dell’assistere, dove tutto deve aiutare a garantire la dignità e il rispetto dell’essere umano come entità vivente e soggetto sociale.

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