La città di Bologna è abitata da un numero crescente di anziani, molto spesso soli. Gli anziani over 65 anni rappresentano infatti il 25% della popolazione bolognese e oltre la metà (circa 13,3%) fa parte di nuclei unipersonali. In questo contesto, dal 2022 Comune di Bologna, Azienda USL di Bologna e CRA Beata Vergine insieme all’Alma Mater Studiorum hanno sottoscritto un Protocollo di collaborazione per realizzare il progetto “Cra Aperta” sostenuto grazie a un finanziamento dell’Arcidiocesi di Bologna, da sempre impegnata nel promuovere l’accoglienza, il supporto e l’inclusione dei soggetti più fragili all’interno della comunità.

Il progetto, attivato in via sperimentale nei quartieri Savena e Santo Stefano, nasce con l’obiettivo di supportare gli anziani, ancora stabilmente residenti nel proprio domicilio, e i loro caregiver attraverso azioni quotidiane concrete, frutto della collaborazione tra enti pubblici, terzo settore e realtà parrocchiali del territorio, in grado di attivare servizi sociali e sanitari, nonché reti di volontariato e di prossimità. Singole realtà che trovano un punto di coordinamento proprio nella Casa di Residenza per Anziani del Quartiere.

La CRA diventa così un punto di riferimento per intercettare i bisogni dei più fragili, promuovere soluzioni condivise e percorsi di sostegno flessibili e persolinazzati. Una casa per la co-progettazione a sostegno delle persone anziane e dell’intera comunità.

Il progetto prefigura un vero cambio di paradigma che pone al centro il benessere della comunità, facendo perno sulle risorse dei contesti locali.  La CRA diventa infatti un setting assistenziale capace di valicare i propri confini rendendo le proprie mura luogo di cura, non solo per gli ospiti che qui vivono la propria quotidianità, ma anche per anziani e caregiver dei dintorni che, pur risiedendo al proprio domicilio, trovano in questa sede ascolto e risposte ai propri bisogni.

Questa innovativa esperienza è stata anche oggetto di uno studio condotto dall’Università di Bologna. L’obiettivo era sviluppare un modello del processo di presa in carico dal momento del contatto fino alla realizzazione degli interventi. Oltre al modello si è provveduto alla selezione degli strumenti adeguati per la raccolta delle informazioni, per il monitoraggio dell’impatto dell’intervento e per la rilevazione della soddisfazione degli utenti. Il gruppo di lavoro dell’Alma Mater ha quindi svolto le prime analisi dei dati raccolti, utile ad una definizione di un modello di approccio trasferibile ad altri contesti.

Una buona prassi di integrazione e lavoro di rete tra enti pubblici e tessuto sociale, che dà concretezza al termine “comunità”, facendolo diventare una vera e propria realtà.

Dati relativi ai soggetti coinvolti e ai servizi attivati grazie a questo nuovo modello di presa in carico socio-sanitaria

Nel corso dei primi di 2 anni di attività il progetto ha consentito di attivare servizi per 32 casi, sebbene le persone anziane sole che hanno potuto beneficiare di una presa in carico continuativa siano state 12.

Le attività e gli interventi predisposti per gli anziani e i caregiver inseriti nel progetto sono: l’inserimento in gruppi di socializzazione, la formazione ai caregiver per l’utilizzo di ausili a domicilio da parte del personale assistenziale operativo nella CRA, orientamento e supporto per l’attivazione di prestazioni relative ai servizi sociali e sanitari presenti sul territorio.

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