Damelin e Marchi

“Noi ci impegniamo per una vita di nonviolenza e riconciliazione, noi promettiamo di ascoltare con empatia e comprensione il prossimo anche quando non saremo d’accordo, noi crediamo nel potere di un dialogo onesto, noi aspiriamo a una carta universale di riconciliazione e dei diritti umani per tutti”.

È con questo appello all’umanità delle bambine e dei bambini israeliani e palestinesi che si apre la presenza a Reggio Emilia di Robi Damelin e Laila AlSheikh, quali portavoce di Parents Circle Families Forum (Pcff), una organizzazione congiunta israelo-palestinese di cui fanno parte oltre 600 famiglie, che hanno perso un familiare stretto a causa del conflitto tra Israele e Palestina. L’organizzazione è impegnata in attività di contrasto ai discorsi d’odio, soprattutto nell’ambito educativo, e promuove dialogo, tolleranza e rispetto della dignità di tutte le vite, testimoniando in incontri pubblici e attraverso i media.

Durante la missione istituzionale del sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi nella città gemella di Beit Jala (Palestina), svoltasi nel settembre 2023 e coordinata dalla Fondazione E35, con la presenza di Fondazione Mondinsieme, Fondazione dello Sport e Reggio Children, sono stati promossi dialoghi e relazioni con questa importante realtà che sarà presente nella città emiliana nelle giornate del 24, 25 e 26 febbraio prossimi.

 

HANNO DETTO – “Siamo grati a Robi Damelin e Laila AlSheikh della loro partecipazione alla vita della nostra città per tre giorni, nel segno della pace, del riconoscimento dell’altro sia esso persona o popolo, dei diritti umani – dice l’assessore a Welfare e Politiche per i migranti, Daniele Marchi – Non mancheranno, quali portavoce di Parents Circle Families Forum, di trasmetterci, assieme alla loro sofferenza, la sete di libertà e le motivazioni di pace che sono in realtà vive nei popoli israeliano e palestinese, come credo in tutti i popoli del mondo: una sete positiva, che abbiamo il compito di moltiplicare e diffondere a cominciare dalla nostra città. Gli incontri previsti dal programma di vista hanno valore esperienziale, culturale ed educativo e la nostra accoglienza non corrisponde a una ‘esportazione dei conflitti’, ma a una disponibilità a rafforzare la cultura della pace e a procedere sulla strada intrapresa anni fa sotto l’egida delle Nazioni Unite per l’autodeterminazione dei popoli. Vogliamo che si ponga fine alle aggressioni e alle occupazioni, ovunque nel mondo, nel segno della democrazia, della convivenza e della sicurezza per l’umanità intera. Un futuro di pace è possibile se tante città e comunità nel mondo riescono a lanciare insieme questo messaggio”.

“Siamo particolarmente felici di poter ospitare Parents Circle a Reggio Emilia – dichiara Alessia Ciarrocchi, presidente di Fondazione E35 – Abbiamo conosciuto Robi Damelin e gli altri rappresentanti dell’associazione nella missione a Beit Jala, in Palestina, a settembre scorso, prima dell’inizio del conflitto. Averli qui oggi e davvero straordinario. Parents Circle porta alla nostra comunità e più in generale al mondo un messaggio estremamente potente e ci espone all’evidenza che esiste una via diversa per la pace. Il riconoscimento reciproco, la riconciliazione, la rinuncia alla rivendicazione, la conoscenza dell’altro, sono l’alternativa ad una narrazione che ancora alimenta la contrapposizione e ad un agire che trova nella dinamica fra azioni e reazioni il suo fondamento. Il risultato di questo agire è oggi drammaticamente sotto gli occhi di tutti”.

 

IL PROGRAMMA – Durante le giornate a Reggio Emilia, i rappresentanti di Parents Circle avranno occasione di incontrare rappresentanti dell’Amministrazione comunale, associazioni del territorio, i giovani, ma anche di visitare luoghi significativi per il dialogo interreligioso, la pace e la convivenza civile, nonché di incontrare il Consiglio comunale nella seduta di lunedì 26 febbraio. A margine di questi incontri, Robi Damelin, di origine sudafricana, avrà anche l’opportunità di incontrare diverse organizzazioni reggiane.

Nel corso della visita ci saranno anche tre importanti momenti aperti al pubblico e rivolti anche a organizzazioni della società civile, enti territoriali interessati ad approfondire il tema della riconciliazione, della pace e della convivenza civile e riflettere insieme su come contrastare i crimini d’odio e favorire pari dignità e diritti per tutti.

·         Sabato 24, ore 10.00 al Tecnopolo (piazzale Europa, 1): “Il ruolo delle comunità e della società civile nei processi di riconciliazione e di pace” – incontro dedicato a istituzioni, società civile e attivisti (Evento su prenotazione – martina.vergalli@e-35.it

·         Lunedì 26, ore 9.30 nella sede di SD Factory (via Brigata Reggio, 29): incontro pubblico “Per una cultura di pace e riconciliazione” – evento indirizzato agli attori dell’ambito culturale e dell’educazione (Prenotazione: martina.vergalli@comune.re.it)

·         Lunedì 26, ore 20.30 al Laboratorio Aperto – Chiostri di San Pietro (via Emilia San Pietro, 44/C): proiezione del documentario “One Day After Peace” in collaborazione con il Centro di Giustizia riparativa Anfora di Reggio Emilia.

 

NOTE BIOGRAFICHE

Robi Damelin – Portavoce del Parents Circle (Forum delle famiglie vittime del conflitto israelo-palestinese), Robi Damelin è nata a Johannesburg, in Sudafrica, nel 1945. È immigrata in Israele nel 1967. Prima di allora si è impegnata nel movimento anti-apartheid. Nel marzo del 2002, il figlio della signora Damelin, David, viene ucciso da un cecchino mentre presta servizio militare come riserva. David aveva 28 anni e stava terminando un master in filosofia dell’educazione all’Università di Tel Aviv, nella convinzione che l’istruzione potesse fare la differenza in Israele. Dopo la morte di David, Robi sente il forte bisogno di fare qualcosa per impedire ad altri genitori di vivere il terribile dolore della perdita di un figlio a causa del conflitto. Chiude la sua società di pubbliche relazioni e si dedica interamente al Parents Circle-Families Forum (Forum delle Famiglie in Lutto).

Laila AlSheikh vive a Betlemme, in Cisgiordania. Ha studiato contabilità e amministrazione aziendale. Nel 2002, suo figlio Qussay, di 6 mesi, si è ammalato e i soldati israeliani hanno impedito a Laila di portarlo in ospedale per più di cinque ore. Qussay morì per la mancanza di cure tempestive. Laila si è unita al Parents Circle nel 2016. Dopo la morte del figlio, non ha mai pensato di vendicarsi, ma ha piuttosto dedicato il suo tempo e le sue energie a garantire un futuro migliore e più pacifico ai suoi figli.

 

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