«Le donne rappresentano un valore aggiunto. In occasione della nostra Festa, voglio accendere i riflettori sulle donne imprenditrici, che hanno deciso di avviare una loro attività». Rita Cavalieri, presidente del Gruppo Donne Lapam Confartigianato, commenta con queste parole l’analisi elaborata dall’ufficio studi dell’associazione in occasione della Festa delle donne e incentrata sulle imprese femminili.
Nel territorio modenese, come emerge dallo studio, sono 15.047 le imprese gestite da donne, il 21,4% del totale delle imprese attive a Modena e provincia: un dato che fa della città della Ghirlandina la seconda provincia in Regione, dietro a Bologna, per numero di attività gestite da donne. Del totale, 3.488 sono attività artigiane. Sul numero totale delle imprese gestite da donne, si contano anche 348 imprese artigiane femminili giovanili (under 35) e 782 imprese artigiane femminili straniere. A livello regionale, l’analisi dei dati trimestrali evidenzia che al terzo trimestre 2023 in Emilia Romagna l’occupazione indipendente per le donne sale del 9% su base annua, pari a 12 mila unità in più, che contribuiscono al 41,7% dell’incremento complessivo dell’occupazione indipendente nel 2023, a fronte del +6,4% rilevato per gli uomini. Nei settori in cui almeno il 90% degli imprenditori sono uomini, si registrano 2.682 imprese artigiane femminili, con una incidenza media del 3,4% a fronte del 17,3% medio per il totale dei settori (si considerano “lavori da uomini” i: lavori di costruzione specializzati, fabbricazione di prodotti in metallo, trasporto terrestre e trasporto mediante condotte, costruzione di edifici, riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature, commercio all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli e fabbricazione di macchinari ed apparecchiature nca).
«Dai dati elaborati dall’ufficio studi emerge una crescita della domanda di donne con elevate competenze 4.0 – conclude Cavalieri –: ulteriore conferma che le donne stanno riuscendo ad essere più partecipi della transizione digitale ricoprendo anche ruoli da protagoniste. Sebbene permanga la disuguaglianza di genere (e gli stereotipi) per quota di laureati in materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) e lo svantaggio delle donne rispetto agli uomini nei ritorni occupazionali è più ampio proprio nelle lauree STEM, qualcosa sta cambiando. È qui che dobbiamo agire come associazione, per tutelare e invitare le donne a intraprendere la loro carriera, a sfidare gli stereotipi e ad accompagnarle nella loro realizzazione professionale che non deve mettere in secondo piano una realizzazione nella vita privata».