Il sindacato lavoratori dello spettacolo Slc Cgil, insieme a Cgil e Libera Modena, organizza lo spettacolo di teatro civile intitolato “Amore non ne avremo” il 20 marzo alle ore 18.30 presso la sala Renata Bergonzoni – Villa Ombrosa Modena (strada Vaciglio Nord n. 6). Entrata libera fino ad esaurimento posti…
Lo spettacolo è scritto e interpretato da Carlo Albè, regia di Riccardo Vannelli, musiche originali di Francesco Moneti, voci fuori campo di Giulia Quercioli e Gianluca Borgogni.
L’iniziativa di Cgil e Libera fa da apripista alle tante iniziative che si terranno nel periodo intorno al 21 marzo – Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie – per dare un contributo di testimonianza e solidarietà attraverso uno spettacolo teatrale “dove tutto è finto, ma niente è falso” sul tema della piaga umana e sociale che è la mafia.
Libera si impegna quotidianamente per il ricordo e la memoria delle vittime innocenti delle mafie, per il diritto al nome e per la tutela e la dignità dei famigliari di ciascuna di esse. La memoria deve saldarsi con le azioni di contrasto alle illegalità, alle ingiustizie e tendendo verso la giustizia sociale e il riconoscimento dei diritti fondamentali di tutte le persone.
Per il sindacato è anche importante richiamare l’attenzione sul mondo del lavoro dello spettacolo dal vivo, perché troppo spesso si guarda solo l’aspetto spettacolare, artistico, senza cogliere che sul palcoscenico ci sono professionisti con le loro competenze, le loro qualità, ma ci sono anche lavoratori con le loro condizioni di precarietà e incertezza a cui è necessario dare tutele e diritti spesso non garantiti. Infatti chi lavora nello spettacolo dal vivo molto raramente ha un contratto di lavoro subordinato, nella maggior parte dei casi viene retribuito tramite la prestazione occasionale con ritenuta d’acconto, con la partita Iva, oppure con la cessione del diritto d’autore, con compensi che per più del 50% non arrivano ai 10.000 € annui.
Lo spettacolo “Amore non ne avremo” vede protagonista Glauco, giornalista romano, precario, comunista. E’ la sera dell’8 maggio 1978 e Glauco non riesce a dormire. La mattina seguente deve prendere l’aereo, seppure abbia paura dell’aereo, per andare in Sicilia ad incontrare Peppino Impastato. Glauco prepara e rilegge ad alta voce dieci domande come se avesse di fronte l’intervistato. Poi si chiede: cosa starà facendo in questo momento Peppino?
Carlo Albè, classe ‘81, è lombardo di nascita ma emiliano d’adozione.
Giornalista pubblicista è scrittore, autore, attore. Da una quindicina d’anni ha iniziato la sua attività di Cantastorie dedicandosi a progetti di teatro civile. Ricordiamo tra gli altri “Stabile precariato” nel 2013, “Ruggine” (2015), “Adda venì baffone” (2018), “Nato senza camicia” sulla figura di Di Vittorio (2021).
A gennaio 2023 ha realizzato il documentario 9-1-50 collaborando con i Modena City Ramblers.
Riccardo Vannelli, classe ‘79, diplomato alla libera accademia del teatro di Arezzo, direttore artistico e didattico di Dritto e Rovescio, ha curato la regia di diversi spettacoli tra cui“Eurostar, prima classe in coda” (2013) di Luca Baglioni, “Il ’68 o giù di lì, gli anni intorno alla ribellione” con David Riondino (2018), “Macbeth” di William Shakespeare (2022).