A Palazzo d’Accursio, nel corso di una breve cerimonia per ricordare la figura del Cavalier Marino Golinelli, alla presenza dei familiari, della vice sindaca, e dei vertici di Alfasigma e Fondazione Golinelli è stata collocata in Sala Giunta un’opera di pregio dell’artista Candida Höfer.

Imprenditore e filantropo scomparso due anni fa, Marino Golinelli l’11 ottobre avrebbe compiuto 104 anni. Una personalità poliedrica, dalla multiforme curiosità scientifica, con lo sguardo sempre rivolto al futuro e un’idea di cultura di impronta rinascimentale, dove arte e scienza sono facce di un’unica medaglia.

E proprio a ricordo della sua instancabile passione per l’arte, concepita come uno strumento privilegiato per comprendere la realtà, si inserisce il prestito al Comune di Bologna dell’opera Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio a Bologna II di Candida Höfer, una delle maggiori esponenti della fotografia oggettiva tedesca. Si tratta di uno dei quadri “preferiti” dal cav. Golinelli, che ritrae l’unità della conoscenza pur dislocata nella sequenza di stanze della Biblioteca che si aprono, una nell’altra, alla diversità dei saperi che ognuna di esse custodisce.

Definita “antropologa delle architetture”, Höfer mette al centro la prospettiva. Il suo sguardo si concentra su quegli spazi della socialità – teatri, musei, biblioteche – che, pur presentando caratteristiche simili, non sono mai uguali. Il lavoro della fotografa, è stato esposto pubblicamente, da febbraio a giugno di quest’anno, nella mostra I Preferiti di Marino. Capitolo I, al Centro Arti e Scienze dell’Opificio Golinelli, che presentava una selezione tratta dalla collezione personale del Cavalier Marino Golinelli.

Nell’occasione la vice sindaca Emily Marion Clancy, Andrea Zanotti, presidente di Fondazione Golinelli, e Stefano Golinelli, figlio del Cavalier Golinelli e presidente di Alfasigma, hanno portato testimonianze vivide di un uomo che tanto ha amato l’arte e tanto ha fatto per far conoscere la bellezza ai suoi concittadini.

«Per Marino, l’arte non era un vezzo o un abbellimento estrinseco, quasi un supplemento d’anima che riscattava la dimensione imprenditoriale: per lui la scienza e l’arte erano coessenziali e parimenti necessarie, rappresentando le due vie della conoscenza in grado di far progredire l’uomo senza esigere il sacrificio della sua spiritualità, della sua tensione verso l’assoluto» ha dichiarato Andrea Zanotti.

«Pur non essendo nato a Bologna, mio padre ha sempre sentito un profondo legame con questa città, che gli ha offerto gli strumenti culturali e le occasioni per esprimersi pienamente sia come imprenditore che come filantropo. Vedere una delle sue opere preferite esposta a Palazzo d’Accursio, sede del governo e simbolo della comunità bolognese, sarebbe stato per lui un ulteriore motivo di orgoglio. Una rinnovata testimonianza dell’affetto e dell’apprezzamento che la Città ha sempre nutrito nei suoi confronti e del suo operato, come fu memorabilmente sancito anche dalla consegna del Nettuno d’Oro nel 2010» ha affermato Stefano Golinelli.

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